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Auto elettrica, il futuro viene dal passato

Auto elettrica, il futuro viene dal passato

Con l’attuale sviluppo dell’auto elettrica, mentre nascono sempre nuovi modelli, mette tristezza riflettere sul ritardo accumulato dal maggior produttore italiano, Fiat, oggi FCA, che ha in catalogo un solo modello, la 500e, commercializzata però soltanto negli USA a causa di obblighi legislativi sulle quote produttive a zero emissioni. Il tutto mentre si discute di dotare ogni abitazione europea di un punto di ricarica entro il 2019, di abolire la propulsione endotermica entro il 2025 e impazza la moda di dare nuova vita elettrica a modelli storici. Che rimpianto per la Fiat Downtown… non ne sapete nulla? Allora andiamo un po’ indietro nel tempo, per vedere quale presente avremmo potuto avere.

Da avanguardia a retroguardia, un passo non breve

Fiat non è sempre stata così fuori dal suo tempo, anzi. Come sovente è accaduto in passato, la casa torinese ha iniziato da avanguardista, con ricerche nel settore già negli anni ’70 e con lo sviluppo e la produzione di modelli di auto elettrica fin dagli anni ’90. La Fiat Panda Elettra risale infatti al 1990, mentre la Cinquecento Elettra al 1992. Questi modelli, benché entrati in regolare produzione, hanno avuto successo scarso e vita breve, a causa dei limiti tecnologici e dei costi: le enormi batterie limitavano l’abitabilità a due posti, prestazioni e autonomia erano ridicole, il prezzo di vendita imbarazzante.

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L’auto smart prima della Smart

Ma la storia avrebbe potuto prendere una piega diversa se il Lingotto avesse dato seguito a un progetto di city car davvero rivoluzionaria, presentata al Salone dell’Automobile di Torino nel 1993: la Fiat Downtown. Quest’auto compatta (larga 1,49 metri e lunga 2,50) anticipava il concetto di city car estrema portato anni dopo alla fama dalla Smart, per certi versi superandolo (aveva dimensioni inferiori e 3 posti con guida centrale).
La Fiat Downtown era maneggevole e leggera, raggiungeva la ragguardevole velocità di 100 km/h con i due motori da 9,5 cv integrati nelle ruote posteriori e, grazie alle rivoluzionarie batterie al sodio-zolfo, aveva un’autonomia raggiunta e superata solo oggi dalle auto elettriche più recenti come la Opel Ampera-e. Un altro particolare rende bene l’idea del concentrato di innovazioni racchiuso in questo piccolo gioiello: aveva un computer di bordo con navigatore, 22 anni prima della nascita di Google Maps.

Un rimpianto rinchiuso in un museo

Progettata dal designer statunitense Chris Bangle, della Fiat Downtown rimane oggi un esemplare unico, esposto al Museo dell’Automobile di Torino, oltre al rimpianto per una svolta che avrebbe potuto cambiare i destini dell’industria automobilistica italiana: un’occasione persa, immortalata in un video promozionale del Centro Storico Fiat.