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Dakar 2017, la Panda 4×4 è la prima italiana a completarla

Dakar 2017, la Panda 4×4 è la prima italiana a completarla

Il fascino delle gare automobilistiche di resistenza off-road ha un carisma tutto suo. Seppure il percorso originale della Parigi-Dakar non è più in tabella da qualche anno per ragioni di sicurezza pubblica, la Dakar rimane la corsa più dura al mondo. E per la prima volta nella storia della competizione, una Panda taglia il traguardo: si tratta della Panda 4×4 Cross di Giulio Verzelletti ed Antonio Cabini, che ha completato tutte le tappe del raid conquistando, di fatto, tre record: prima auto italiana, primo modello Fiat e prima vettura derivata da una utilitaria di serie a finire una Dakar.

Il PanDakar e le sue caratteristiche

 

Nel dettaglio, la PanDakar è una vettura leggermente modificata, con alcune soluzioni ad hoc per combattere le estreme sollecitazioni della competizione. Il motore, ad esempio, è un 2.0 Multijet da 180 cavalli, precisamente lo stesso in commercio. Licenza e veicolo sono stati ottenuti dal team Orobica Raid, nato nel 2008 e coordinato da Verzelletti, esperto della categoria, in collaborazione con Nicola Montecchio, curatore dell’aspetto tecnico e motoristico, oltre che Cabini, il quale mette in borsa la ventesima Dakar, dopo tante altre vissute e completate in moto, auto e camion. La dimensione compatta e una certa solidità meccanica rende la Fiat Panda agile e maneggevole. Non per altro la Panda 4×4 è la vettura a trazione integrale sotto i 3.8 metri più venduta nel continente europeo. Terreni proibitivi e condizioni climatiche disumane sono stati superati con prontezza dalla piccola, ma cattiva, citycar italiana.

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Un’impresa epocale

Le 12 tappe di questa edizione 2017 della Dakar hanno toccato tre diversi paesi dell’America Latina: Argentina, Bolivia e Paraguay per un monte di quasi 9mila chilometri di cui 4mila costituiti da complicatissime prove speciali. Sette di questi tragitti straordinario hanno superato i 400 chilometri, uno è andato oltre i 500. Un’altra problematica da considerare è la carenza d’ossigeno, tanto per il veicolo e i suoi consumi, quanto per l’equipaggio: durante la corsa non si è mai scesi sotto i 3.500 m di altitudine, con temperature talvolta superiori ai 40 gradi. Risultato? Dei 93 team al via solo 53 hanno raggiunto il traguardo, tra cui quello di Verzelletti e Cabini.