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Enzo Ferrari, progettavano il furto della salma: 34 arresti

Enzo Ferrari, progettavano il furto della salma: 34 arresti

I carabinieri di Nuoro hanno eseguito 34 misure di custodia cautelare ai danni di un gruppo di persone che stavano organizzando un piano per rapire la salma di Enzo Ferrari. Il piano era stato studiato nei minimi dettagli: una volta recuperato il corpo, i malviventi avevano intenzione di contattare la famiglia del fondatore del “Cavallino” per chiedere un riscatto.

Le persone finite in manette sono originarie di Orgosolo (Nuoro) e avevano componenti in Lombardia, Veneto, Emilia Romagna e Toscana. Gli arrestati sono accusati anche di reati contro il patrimonio commessi in passato.

Il piano progettato con cura

Niente doveva essere lasciato al caso. Più volte, infatti, i componenti della banda avevano effettuato una serie di visite preventive nel cimitero monumentale di Modena, dove riposa la salma del fondatore della casa automobilistica. Uno dei criminali, un pregiudicato di Orgosolo residente a Parma, aveva poi fatto un sopralluogo sulla tomba per cercare di capire come muoversi ed evitare di essere scoperti.

La banda aveva intenzione di agire avvalendosi di due auto e un furgone, dove poi sarebbe stata caricata la bara. Il progetto prevedeva di agire di notte, entrare nella cappella, smantellare il monumento di marmo grigio e custodire il corpo in un rifugio sull’Appennino toscano. Da qui i criminali avrebbero poi contattato i familiari di Enzo Ferrari. Le vittime dell’estorsione, secondo quanto emerso in questa fase dell’indagine, avrebbero dovuto essere il figlio Piero o la stessa società automobilistica di Maranello. Le indagini sono comunque ancora in corso per fare luce maggiormente sulla vicenda.

I soldi che sarebbero stati raccolti sarebbero poi dovuti servire per finanziare le attività criminali della banda, una delle più pericolose in Italia.

Intercettazioni decisive

Le forze dell’ordine erano però pienamente consapevoli di avere a che fare con una serie di criminali pronti a tutto pur di farla franca. Proprio per questo il blitz è avvenuto avvalendosi del supporto di 300 militari supportati da unità cinofile, elicotteri, uomini del Reggimento paracadutisti Tuscania e dello Squadrone eliportato Cacciatori di Sardegna.

I componenti della banda, che stavano coordinando ogni dettaglio, erano già tempo sottoposti a intercettazioni.