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Omicidio stradale, dubbi sulla legittimità della legge

Omicidio stradale, dubbi sulla legittimità della legge

Il reato di omicidio stradale è stato introdotto solo recentemente, con la legge numero 41 del 23 marzo 2016. Per arrivare a questo punto è stata necessaria una lunga battaglia che ha avuto per protagoniste anche le persone che hanno perso un familiare in seguito a un incidente in cui al volante c’era una persona che ha causato, per colpa, un danno grave o la morte di un’altra. Un recente caso esaminato dal Tribunale di Torino ha però fatto emergere due questioni di legittimità costituzionale relative al provvedimento.

Un incidente solleva dubbi su una legge fondamentale

La legge che condanna l’omicidio stradale era stata accolta con soddisfazione da parte di chi riteneva necessario punire chi si mette al volante in non perfette condizioni fisiche finendo per mettere in pericolo gli altri automobilisti o i pedoni. Alcuni giorni fa, il Tribunale di Torino si è trovato però ad esaminare un caso risalente al 22 aprile 2016, che potrebbe scardinare il quadro attuale. In quella data a Moncalieri, città situata nelle vicinanze del capoluogo piemontese, un’anziana era stata investita da un’auto mentre stava attraversando la strada. Pesante la prognosi: 60 giorni.

Il caso di una donna investita sulle strisce pedonali solleva dubbi sull’omicidio stradale (Foto: Babboleo.it)

L’accusa ha tuttavia messo in evidenza un “concorso di colpa“. Sia la vettura che la donna si sono infatti mosse nello stesso momento, ma quando il semaforo era acceso sul rosso in tutte le direzioni. Un giudice, Modestino Villani, ha deciso di rivolgersi alla Corte Costituzionale per chiarire due questioni di legittimità costituzionale della legge.

Una norma da correggere

Ma cosa ha fatto sì che ci fosse l’appello alla Corte Costituzionale? L’iniziativa è partita dall’avvocato difensore, Riccardo Salomone, riferendosi soprattutto all’articolo 590 bis sulle “lesioni personali stradali gravi. In caso di concorso di colpa la pena può andare da un minimo di nove mesi di reclusione, mentre secondo la regola generale si partirebbe da 45 giorni. Questo, secondo l’avvocato, sarebbe “arbitrario, sproporzionato e irragionevole“.

Una strada in cui è appena avvenuto un incidente (Foto: Strettoweb.it)

Salomone ha messo in evidenza anche la scarsa chiarezza sul ritiro della patente, previsto dopo ogni tipo di condanna, patteggiamento compreso. Anche questo, secondo Salomone, sarebbe ingiusto. Non è previsto infatti alcun tipo di gradualità, nemmeno in caso di condotta non così grave. A rendere ancora più aspra la norma c’è la necessità di poter rifare l’esame per ottenere la licenza di guida solo quando saranno trascorsi cinque anni dai fatti.

Non resta quindi che attendere per conoscere il parere della Corte Costituzionale per capire se il provvedimento possa subire importanti modifiche.

 

Foto immagine in evidenza: Esperonews.it