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Hayden, perizia choc: “Si sarebbe salvato se l’auto avesse rispettato il limite”

Hayden, perizia choc: “Si sarebbe salvato se l’auto avesse rispettato il limite”

È ormai trascorso qualche mese da quel tragico 22 maggio, il giorno della scomparsa di Nicky Hayden, morto dopo cinque giorni di agonia in seguito all’incidente in bicicletta avuto nei pressi di Rimini. L’impatto con una Peugeot guidata da un 30enne residente a Morciano di Romagna e rimasto illeso era stato fortissimo: le condizioni del pilota, trasferito all’ospedale degli Infermi, erano apparse subito gravissime. Solo ora emergono i risultati della perizia sull’incidente: in base a quanto emerso “Kentucky Kid” avrebbe potuto salvarsi se l’automobilista avesse rispettato il limite.

Un concorso di colpe

I familiari e i tifosi di Nicky Hayden erano in attesa ormai da tempo di conoscere nei dettagli come siano andate le cose quel terribile 17 maggio, giorno dell’incidente da cui non si è più ripreso. Sapere la verità certamente non lo riporterà indietro, ma potrà servire almeno a fare chiarezza.

Quanto emerso nel lavoro effettuato da Orlando Omicini, incaricato dal sostituto procuratore Paolo Gengarelli di analizzare l’ipotesi di evitabilità del sinistro, appare davvero devastante. Per la Procura vi è stato un concorso di condotte colpose indipendenti che hanno causato l’evento. Il 36enne, infatti, si è immesso in bici in un incrocio ad una velocità di 20,6 km/h “omettendo di fermarsi e dare la precedenza“.

Altrettanta responsabilità deve essere addebitata al conducente. Secondo il perito “se l’automobilista avesse rispettato i limiti di 50 chilometri orari sia reagendo e frenando, sia continuando a velocità costante, l’incidente sarebbe stato interamente evitato“. Il centauro avrebbe quindi potuto salvarsi.

La posizione dell’automobilista

Il perito ha inoltre spiegato perché al ragazzo alla guida della vettura venga contestato il reato di omicidio stradale. “In concorso di cause indipendenti con la condotta colposa del ciclista ne cagionava la morte per colpa consistita in negligenza ed imprudenza – non avendo mantenuto una condotta di guida adeguata in relazione alle condizioni di luogo – e comunque per colpa consistita in inosservanza delle norme sulla disciplina della circolazione stradale” – ha scritto.

Il giovane, infatti, non ha rispettato il limite dei 50 km/h, previsto in un centro abitato procedendo a una velocità di 72,8km/h.