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Incontro FCA e sindacati: confermati 13 nuovi modelli entro il 2022

Incontro FCA e sindacati: confermati 13 nuovi modelli entro il 2022

Il 30 di novembre ha avuto luogo a Torino l’incontro tra il nuovo CdA di FCA, capitanato dal nuovo AD Mike Manley e il responsabile dell’area EMEA Pietro Gorlier, e i sindacati italiani. Lo scopo di questo meeting era la presentazione ufficiale dei futuri investimenti per gli stabilimenti italiani e i nuovi modelli che vi verranno prodotti all’interno. Il contratto, firmato da tutti i partecipanti, parla dell’impiego di 5 miliardi e di 13 nuove vetture da qui al 2022, di cui la maggior parte ibride ed elettriche.

Futuro a emissioni 0

Come anticipato nell’incipit, la casa italo-americana ha in previsione di entrare con estrema convinzione nel mondo delle motorizzazioni alternative, con 4 modelli pronti entro il 2020. Il primo, e probabilmente il più importante, è sicuramente la nuova 500 elettrica o BEV (attualmente venduta solo negli USA) che verrà prodotta all’interno dello storico stabilimenti di Mirafiori. A seguire arriveranno le versioni ibride della Fiat 500X e delle Jeep Renagade e Compass, la cui produzione rimarrà compito della fabbrica potentina di Melfi. A seguire le tre crossover ci penseranno poi la Panda mild hybrid e un inedito SUV Alfa Romeo, realizzate entrambe a Pomigliano D’Arco.

L’attuale 500 BEV venduta solo negli Stati Uniti (Foto: Motor1)

Diesel anche oltre il 2022

Il piano industriale 2018-2022 di FCA prevedeva poi un graduale abbandono dei motori diesel fino alla completa sparizione entro e non oltre il 2021-2022. Dal contratto presentato l’altro giorno si scopre però che questo obiettivo è stato temporaneamente abbandonato per via delle sempre minori emissioni dei propulsori a gasolio, come confermato da Gorlier stesso: “Non so dire quanti Diesel venderemo dopo il 2022 perché il mercato sta cambiando molto in fretta. La precedente scadenza annunciata a Balocco era però una data un po’ aggressiva rispetto ai trend di mercato. Andremo oltre il 2022 per alcuni modelli con questa motorizzazione, anche se prima o poi succederà che la produzione Diesel dovrà interrompersi. Le emissioni delle auto a gasolio sono già scese del 60-70% e nel 2020 avremo Diesel più efficienti e con emissioni ancora più contenute”.

Preservare il Made in Italy

L’ultimo punto del contratto è poi relativo al volere di Sergio Marchionne di voler mantenere in Italia tutta la produzione di Alfa Romeo e Maserati, puntando sull’ideale di “polo del lusso”. Per coltivare questo sogno sono stati inseriti all’interno del piano di FCA nuovi modelli e restyling per quelli già esistenti. La prima tra le novità è il sopracitato SUV della casa di Arese, che sarà più piccolo dello Stelvio per cercare di rubare clienti alle case tedesche. Rimanendo sull’Alfa Romeo vanno poi segnalate le ben più performanti 8C e GTV, le quali segneranno il ritorno del biscione nel panorama delle sportive biposto (8C) e coupè (GTV). Per quanto riguarda le Maserati i nuovi modelli saranno un SUV di stazza minore rispetto alla Levante e una degna sostituta per la GranTurismo. Spostandosi sui modelli attualmente in produzione da entrambe le case vanno segnalati restyling sia estetici che meccanici, merito sopratutto di inediti propulsori ibridi. Salvo poi la realizzazione del nuovo SUV Alfa a Pomigliano, tutte le altre fabbriche continueranno a mantenere gli attuali modelli.

Le caratteristiche tecniche della futura Alfa Romeo 8C (Foto: Motor1)

Non è tutto oro quel che luccica

Nonostante tutti i buoni propositi di piena occupazione annunciati da Manley venerdì scorso, è notizia di ieri che a Mirafiori è prevista la cassa integrazione di un anno per 1000 dipendenti. FCA ha però prontamente spiegato che quest’ultima è necessaria in quanto bisogna adattare le catene d’assemblaggio per la futura 500 BEV. Nonostante la non proprio confortante notizia per gli operai la sezione di Torino del sindacato FIM si ritiene soddisfatta: “Siamo in piena linearità di un percorso che è finalizzato, con i nuovi modelli, a rilanciare Mirafiori evitando licenziamenti. Si farà anche ricorso a uscite incentivate e volontarie ma anche questo è già stato concordato ad aprile, anche dalla Fiom. Mirafiori e i suoi lavoratori, la Fim non si accontentano, pensiamo che dopo la 500E si abbia la capacità sindacale, professionale e produttiva di accogliere ancora ulteriori modelli e per questo lavoreremo per gli obiettivi di oggi e di quelli futuri per dare risultati concreti ai lavoratori e non sterili polemiche o analisi fuorvianti”.

La catena produttiva di Mirafiori (Foto: Repubblica Torino)