Vai al contenuto
Messaggio pubblicitario

La Ferrari SF70H di Sebastian Vettel si chiama “Gina”

La Ferrari SF70H di Sebastian Vettel si chiama “Gina”

È un nome di origini latine, l’abbreviazione di Regina“. Questo ha riferito Sebastian VettelBild nel delinare i motivi per quale ha battezzatto la sua Ferrari SF70H con un nome insolito ma suggestivo: “Gina“. A dire il vero non è un fenomeno così inusuale se si considera il fatto che Vettel abbia sempre affibiato un soprannome alle sue monoposto prima dell’inizio di ogni stagione di Formula Uno. Nel 2016 la sua Rossa era Margherita, nel 2015 si chiamava Eva. Le sue vecchie fiamme? Suzie nel 2014, Hungry Heidi nel 2013, Abbey nel 2012, Kinky Kylie nel 2011, Luscios Liz e Randy Mandy nel 2010, Kate e Kate’s Dirty Sister nel 2009, Julie con la Toro Rosso del 2008.

Una donna fortunata

Un soprannome che il ferrarista ha sottolineato con prepotenza nelle interviste dopo il suo successo nel Gran Premio d’Australia, riferendosi a questo con estrema naturalezza. “È stata fantastica. Spero che sia l’inizio di una grande love story – ha detto ai microfoni della stampa internazionale – è stato eccezionale vincere, soprattutto dopo un 2016 difficilissimo. Durante l’inverno abbiamo lavorato duro su questa macchina, i nostri sforzi sono stati finalmente ripagati“.

Con i piedi di piombo?

Considerata la prova che ha affrontato con magistrale performance, la prima uscita di Gina lascia presagire bene. Se Vettel è certo che lei possa essere la dominatrice di questa stagione, la auto da battere, il Cavallino Rampante è chiamato a confermare una costanza che non le è propria da tempo. Parole di soddisfazione anche per l’AD di FCA Sergio Marchionne, che a pochi minuti dalla vittoria di Seb si è lasciato andare ad un lauto commento: “Era ora. Sono contento per la squadra e i nostri tifosi che non ci hanno mai abbandonato. Era da circa un anno e mezzo che aspettavano questa vittoria. È stata un’emozione sentire nuovamente suonare l’inno italiano. Sebastian ha fatto una grande gara, e sono sicuro che Kimi sarà presto lì a lottare con il compagno. Ed è naturalmente un successo da condividere con tutta la squadra, sia in pista sia a Maranello, perché solo il lavoro di gruppo permette di raggiungere traguardi importanti. Congratulazioni anche ad Antonio per il suo debutto in Formula Uno. Adesso però la cosa fondamentale è ricordarci che questo non è il punto di arrivo ma solo il primo passo di un lungo cammino che deve vederci tutti impegnati a migliorare ogni giorno”.