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Il pedone sulle strisce ha sempre ragione. Lo dice la Cassazione

Il pedone sulle strisce ha sempre ragione. Lo dice la Cassazione

In prossimità delle strisce pedonali, l’automobilista deve sempre rallentare. I cittadini più imprudenti, che spesso si “lanciano” sulle strisce, hanno comunque la precedenza. Lo dice una sentenza 34406/19 della Cassazione dell’8 maggio depositata il 29 luglio.

Una sentenza storica

Fino al 28 luglio, se un automobilista investiva una persona sulle strisce non aveva torto a prescindere. Adesso invece la Cassazione è intervenuta con una sentenza che rivoluziona la prassi e che modificherà per sempre il rapporto fra automobilista e pedone. Chi è in prossimità di un attraversamento pedonale deve rallentare. Sempre. Nel caso di investimento che provoca una morte, l’investitore rischia anche una condanna per omicidio stradale.

Nessuna giustificazione anche se la macchina è parcheggiata male e ostruisce il passaggio di chi deve attraversare. Il conducente, secondo il codice della strada, ha “l’obbligo del conducente di regolare la velocità del veicolo in modo che (…) sia evitato ogni pericolo per la sicurezza delle persone e delle cose e ogni altra causa di disordine per la circolazione“.

Chi guida è responsabile anche del comportamento altrui

La Cassazione ha deciso di rincarare la dose e nella sentenza si legge: L’utente della strada è responsabile anche del comportamento imprudente altrui purché questo rientri nel limite della prevedibilità. In termini più specifici, ma perfettamente coerenti, va ricordata la pur risalente (ma mai disattesa) giurisprudenza di legittimità in base alla quale il conducente di veicolo deve continuamente ispezionare la strada che sta per impegnare, mantenendo un costante controllo del veicolo in rapporto alle condizioni della strada stessa e del traffico e prevedere tutte quelle situazioni che la comune esperienza comprende, in modo da non costituire intralcio o pericolo per gli altri utenti della strada”.

L’unica variabile dunque sarà il limite della prevedibilità. Solo in casi estremi la Cassazione indagherà sulle colpe del pedone (ad esempio nel caso in cui il pedone stesse guardando il cellulare al momento dell’incidente), ma la linea guida sarà la sua difesa. In totale contrasto con la casistica precedente e con la giurisprudenza fino ad oggi.