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Le Harley-Davidson non piacciono più, è crisi di vendite

Le Harley-Davidson non piacciono più, è crisi di vendite

Route 66, giacca smanicata in pelle e sei in Pole Position. Scomodando e citando l’immortale Guido “Dogui” Nichieli si può riassumere così uno dei desideri ricorrenti di una generazione cresciuta a pane e “States”. Il mezzo ideale per vivere questo sogno è ovviamente e senza rivali una Harley-Davidson, leggendario marchio motociclistico che ha legato la sua intera produzione alla percezione del mito americano. Per tutti coloro che hanno lo “American Dream” basta una Sportster, modello più longevo e iconico della gamma Harley Davidson, per vivere, almeno in parte, un mondo altrimenti delegato solo al piccolo o al grande schermo. Questa è stata una delle motivazioni della nascita del mito, lo stesso che ora rischia di affievolirsi ogni giorno di più.

Harley-Davidson, una realtà non più da sogno

Che il declino della HD sia in atto lo spiegano vari dati. Le vendite annue fanno segnare un calo medio potenziale tra il sei e l’otto percentuale, con una proiezione nel terzo trimestre che arriva al 20%. Questo chiude idealmente un decennio in cui le consegne annuali a livello mondiale di Harley sono passate dalle 350.000 del 2007 alle 250.000 unità del 2017, con conseguenti tagli alla produzione e dunque alla forza lavoro. La crisi del marchio è dovuta in larga parte al disinteresse dei “millenials” rispetto al prodotto classico offerto dall’Harley, che vanifica così l’eredità generazionale. Insomma, la “custom bike” non piace più e prodotti come gli scooter, più pratici per lo spostamento in città, le vengono spesso preferiti.

Lo scenario è chiaramente fosco, ma alla Harley trapela un cauto ottimismo. Nonostante il momento di défaillance, il CEO Matt Levatich, ex boss della MV Agusta, ha ribadito che il 2018 sarà l’anno del rilancio, anche grazie a nuovi modelli in arrivo. Inoltre, ha rilanciato la corsa all’acquisto della Ducati, storico marchio rivale attualmente messo in vendita dal gruppo Volkswagen che ha urgente bisogno di liquidità per affrontare le sanzioni del Dieselgate. Il colpo potrebbe essere clamoroso, ma la concorrenza è folta e ben determinata.